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sabato 18 Maggio 2024

Agricoltura sostenibile e tutela dell’ambiente

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L’agricoltura può trainare la società nella transizione ecologica ed energetica, ma solo se sostenibile e attenta alla biodiversità.

Nessun settore interseca così tanti aspetti della vita dei cittadini e delle comunità come l’agricoltura, che modella il paesaggio in cui viviamo e produce il cibo che mangiamo. Riprogettare i sistemi agricoli attraverso approcci agroecologici e altri approcci innovativi basati sulle nuove tecnologie è perciò fondamentale per aumentare la produttività riducendo al minimo gli impatti della nuova agricoltura sostenibile sull’ambiente e sulla sua biodiversità.

Ecco le componenti chiave di questa transizione eco-energetica, promossa a più riprese a livello Europeo dal Green Deal, dalla strategia Farm to Fork e dal Fit for 55:

  • promuovere la gestione integrata dei parassiti e delle malattie
  • migliorare la gestione del territorio e dell’acqua
  • integrare sistemi di colture, allevamento, produzione ittica, alberi e siepi per la produttività e i benefici ecologici
  • mantenere la biodiversità negli ecosistemi agricoli
  • promuovere l’apprendimento e la ricerca in azienda

Il rapporto tra biodiversità e agricoltura sostenibile

La transizione ecologica dell’agricoltura va innanzitutto nella direzione di un aumento della biodiversità vegetale e animale, un valore inestimabile, che garantisce l’equilibrio negli ecosistemi e la qualità del cibo che mangiamo. L’agricoltura sostenibile può infatti avere un ruolo centrale nella sua tutela, ma soltanto se è in grado di creare relazioni tra le coltivazioni e tra queste e i loro dintorni: orti, prati, campi, siepi, boschi, fontanili…

E allo stesso modo la biodiversità negli ecosistemi agricoli contribuisce sia alla sostenibilità che alla produttività della stessa agricoltura. Come? La produzione alimentare è stabilizzata dalla diversità tra le colture e diversità e abbondanza degli impollinatori sono associate a un miglioramento dei rendimenti e della qualità nutrizionale delle colture dipendenti dall’impollinazione animale. La biodiversità tra le colture e il bestiame, così come tra gli artropodi e altre specie negli ecosistemi agricoli, compresa la biodiversità del suolo, riduce inoltre l’incidenza di parassiti e malattie. I sistemi che integrano più colture, bestiame, pesci e alberi nelle aziende agricole possono perciò promuovere ulteriormente la produttività e la sostenibilità attraverso interazioni sinergiche.

Aumentare la produttività e la sostenibilità dell’agricoltura può poi ridurre la necessità di nuovi terreni, il consumo di suolo e dunque la pressione sulle foreste e su altri ecosistemi a loro volta ricchi di biodiversità. Con le misure politiche adeguate in atto, può anche lasciare spazio per maggiori attività di conservazione e ripristino. Inoltre, un suolo fertile è in grado di sequestrare in modo permanente l’anidride carbonica, contribuendo alla mitigazione e all’adattamento ai cambiamenti climatici e migliorando la vita delle comunità di cui le aziende agricole fanno parte.

L’approccio agroecologico della nuova agricoltura

Questa agricoltura sostenibile di relazione e scambio è un esempio di approccio agroecologico, che può supportare il raggiungimento di molteplici obiettivi economici, ambientali, sociali, nutrizionali, sanitari e culturali, in modo olistico. Si tratta non a caso di un approccio che contribuisce direttamente al raggiungimento di tredici Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030, aumentando significativamente la resilienza delle persone e dell’ambiente, mitigando il cambiamento climatico e utilizzando e conservando in modo sostenibile le risorse naturali.

Un approccio sistemico, che coinvolga i settori agricoli e alimentari rilevanti e le parti interessate nell’ampia adozione dell’agroecologia, ha il potenziale per accelerare notevolmente la transizione verso sistemi alimentari sostenibili e resilienti, in linea con i vari impegni internazionali assunti dai paesi membri. E, conseguenza non meno importante, può rinforzare il tessuto sociale, migliorando i rapporti tra gli agricoltori e tra questi e i consumatori.

La multifunzionalità agricola

In questa direzione va da decenni la Politica Agricola Comune (PAC), fin dall’introduzione del concetto di multifunzionalità agricola, con tutte le nuove opportunità che conseguono per gli agricoltori. Il principio di multifunzionalità in agricoltura si riferisce infatti all’agricoltura che fornisce non solo prodotti alimentari ai consumatori e mezzi di sussistenza e redditi ai produttori, ma anche una gamma di beni e servizi pubblici e privati ​​per i cittadini e l’ambiente, comprese funzioni ecosistemiche, che allo stesso tempo migliorano la redditività delle aziende agricole.

Nonostante l’evidente importanza della produzione alimentare per il benessere della società, il reddito degli agricoltori è infatti inferiore di circa il 40% rispetto ai redditi non agricoli. Inoltre, l’agricoltura dipende molto di più dal clima rispetto a molti altri settori. Dare la possibilità agli agricoltori di affiancare all’attività strettamente agricola attività agrituristiche, didattiche e di ospitalità ha perciò un duplice vantaggio. Da una parte permette agli agricoltori di integrare il proprio reddito e di risultare più resilienti. Dall’altra permette ai consumatori finali di avvicinarsi alla fonte del proprio cibo e di imparare a comprendere il ruolo dell’agricoltura sostenibile nella tutela dell’ambiente e della salute delle persone.

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