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sabato 18 Maggio 2024

Blockchain e industria ittica: salmone più fresco

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Uno dei leader indiscussi dell’industria ittica, la Norvegia, ha deciso di sfruttare la blockchain per migliorare i controlli sulla filiera del salmone. Si tratta di un nuovo progetto promosso dalla Norwegian Seafood Association, in collaborazione con Ibm e Altea, volto a fornire ai consumatori elementi necessari circa l’origine dei prodotti, evitando le contraffazioni.

 

Che cos’è la blockchain?

 

Efficienza, innovazione e sicurezza.

Sono queste le tre priorità sulle quali si focalizza oggi buona parte dell’attenzione delle imprese. Ed è proprio qui che la blockchain può fare la differenza.

La definizione di blockchain è ormai ben nota. Si tratta di un database distribuito. Un sistema che permette a un’applicazione dedicata di interfacciarsi con la “catena”, blocchi di dati che memorizzano transazioni. Per essere consolidato all’interno di un blocco, ogni dato, e successivamente ogni blocco prima di essere inserito nella catena, viene sottoposto a un processo di validazione.

 

Detto questo non è difficile capire come questo tipo di sistema possa essere applicato in tantissimi ambiti, come quello ittico di cui sopra. 

Sono dieci gli allevamenti ittici norvegesi che hanno aderito all’iniziativa, insieme a produttori di mangimi per pesci, aziende del settore della trasformazione e attori della supply chain. La Norvegia è la terza industria ittica a livello di esportazioni e vanta alcune delle più eccellenti varietà di salmone in tutto il mondo. La base di partenza è già ottima, ma il progetto intende raccogliere ancora più dati su allevamento, elaborazione e consegna del prodotto, per poi fornirli direttamente al consumatore che con un semplice Qr code può avere accesso alle informazioni che gli interessano.

 

Blockchain nell’industria ittica: il vantaggio più immediato? 

 

Evitare le frodi e ridurre gli sprechi. 

 

La blockchain ci consentirà di condividere il viaggio del pesce dall’oceano alla tavola”, ha dichiarato Alf-Goran Knutsen, CEO di Kvaroy Arctic, un fornitore che fa parte dell’iniziativa. I consumatori hanno sempre più consapevolezza alimentare, di conseguenza desiderano sempre più sapere cosa c’è nel loro cibo e come viene prodotto. In questo senso la blockchain può aiutare i rivenditori in generale a garantire che i prodotti dal pollo alla pasta non vengano contaminati o spacciati per qualcos’altro. E per quanto riguarda il pesce, il più difficile da rintracciare e per questo esposto a frodi, questo nuovo sistema può davvero fare la differenza. Oceana Advocacy Group ha infatti stimato che un campione su cinque di frutti di mare è etichettato in modo errato.

 

Coma funziona il sistema progettato dalla Norwegian Seafood Association?

 

Grazie alla blockchain nell’industria ittica è possibile ottenere:

 

  • tutte le informazioni sulla vita dei salmoni all’interno dell’allevamento
  • i dati sulla qualità delle uova
  • i livelli di ossigeno
  • la temperatura dell’acqua
  • le dimensioni e il numero di pesci per recinto. 

 

L’utilizzo di questa tecnologia apre nuove possibilità e permette di registrare digitalmente le informazioni dati fisici e reali, lungo tutta la filiera. Non solo, richiede anche un approccio collaborativo tra tutti i player all’interno di un ecosistema integrato. I produttori non devono investire in nessun hardware, né pagare una quota per l’utilizzo della blockchain. Il loro impegno è legato solo alla quantità di pesce che viene tracciato attraverso il sistema. Si tratta, insomma, di una vera e propria rivoluzione.

 

Con il QR code è tutto sotto controllo

 

Grazie al QR code si può tenere tutto sotto controllo: gli ingredienti e la provenienza del mangime, quanto mangiano i pesci, la temperatura, etc. Oggi l’allevamento sostenibile del salmone prevede l’impiego di robot, droni, telecamere con machine learning, tecnologia laser per eliminare i parassiti: l’innovazione è un elemento chiave della sostenibilità.

Aderire al progetto blockchain implica un approccio collaborativo tra tutti gli attori coinvolti nell’ambito dei un ecosistema integrato. I produttori non devono investire in nessun hardware, né pagare una quota per l’utilizzo della blockchain. Il loro impegno è legato solo alla quantità di pesce che viene tracciato attraverso il sistema.

Alcuni temono per la sicurezza dei dati, è quindi indispensabile spiegare che il progetto funziona in modo assolutamente sicuro.

 

Blockchain e industria ittica: la tracciabilità del salmone e la fiducia dei consumatori

 

Come dicevamo, l’uso della blockchain ha alcuni vantaggi immediati: combattere le frodi, ma anche aumentare il valore qualitativo e quantitativo del salmone, proprio per la possibilità di fornire trasparenza e tracciabilità. Questo è l’aspetto più importante agli occhi del consumatore attento e consapevole. 

 

Lo studio “Fish traceability” condotto da Morning Consult e Ibm sulla tracciabilità del pesce, evidenzia un aspetto fondamentale. Molti consumatori, soprattutto tra i 35 e i 50 anni, vorrebbero avere più dettagli sul prodotto e sono disposti a pagare fino al 10% in più, pur di poter contare su informazioni sicure e verificate circa la provenienza e la produzione dei prodotti. Non solo. Pare che i consumatori mangerebbero ancora più pesce se potessero verificare la sostenibilità delle produzioni, con particolare attenzione anche all’impatto sulle acque. Si tratta di dati che non possono essere ignorati. 

 

Le prospettive future

 

Il progetto prevede anche il coinvolgimento di professionisti della logistica e dei trasporti. L’obiettivo è ottimizzare i processi digitali e i passaggi doganali, rendendoli più veloci ed efficienti. Tradotto, i clienti riceveranno i loro prodotti in tempi più brevi e quindi, più freschi.  

 

Ma ci saranno ripercussioni positive anche sugli ecosistemi: registrare informazioni certificate e sicure sarà utile per monitorare l’equilibrio della biodiversità locale oppure per valutare se gli allevamenti ittici a terra, sempre più diffusi, potranno incidere, e in che misura, sull’ambiente e sulla qualità del pesce. Oppure, ancora, per conoscere l’intera impronta di carbonio del pesce.

 

Una risposta possibile alla crescente richiesta di cibo e di proteine di una popolazione in crescita viene dall’oceano. Il 70% del Pianeta è coperto dal mare e attualmente solo il 4-5% di quello che mangiamo viene dal mare. Disponiamo quindi di una risorsa importante per fornire proteine nel prossimo futuro.

 


Per approfondire l’argomento ti consigliamo le seguenti letture: 

La Blockchain diventa più matura

La blockchain in un progetto pilota per i metalli sostenibili

L’edge computing e la ripresa economica

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