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martedì 5 Novembre 2024

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Agricoltura sostenibile grazie all’IoT

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Mondo digital e agricoltura sostenibile: ossimoro o opportunità?

In Italia purtroppo questo accostamento è ancora considerato qualcosa di lontano dalla realtà, ma nella pratica l’utilizzo delle nuove tecnologie digitali potrebbe dare un serio contributo per mantenere alto il livello competitivo del settore agricolo. Stiamo parlando di blockchain unita all’IoT applicate in una nicchia di mercato basata su tradizioni decennali e conoscenze apprese dall’esperienza diretta.

Il progetto Sapience (Sustainable Agricultural Practices and Incentives for ENvironmental Care Ecosystems), coordinato dalla Fondazione Bruno Kessler di Trento e finanziato da EIT Climate KIC, sta proprio indagando sui benefici prodotti dall’utilizzo della digitalizzazione in campo agricolo per favorire una produzione sostenibile.

 

Agricoltura sostenibile: gli ostacoli

Il primo ostacolo per un’evoluzione dell’agricoltura sostenibile è costituito da una radicata mancanza di motivazione. L’obiettivo principale dei conduttori agricoli è la sostenibilità economica presente, a discapito di una mentalità più orientata sul lungo termine, che tiene conto anche della sostenibilità ambientale e di investimenti orientati al futuro.

Ma le cose stanno iniziando a cambiare.

  • Prima di tutto non si può più contare sull’abbondanza di risorse e sulle giuste condizioni climatiche.
  • Inoltre la popolazione mondiale è in costante crescita e questo implica una necessaria implementazione delle produzioni agricole unita a una riduzione dell’uso delle risorse naturali, che andranno limitate allo stretto necessario. 

 

La tragedia dei beni comuni

È la cosiddetta “Tragedia dei Beni Comuni”, la condizione in cui le risorse naturali condivise iniziano a scarseggiare per far fronte ai bisogni della comunità. Questi beni comuni una volta erano abbondanti (come l’acqua per l’irrigazione dei terreni fertili) e ora invece scarseggiano.

L’obiettivo dovrebbe essere concepire un modello che coniughi le esigenze del singolo e allo stesso tempo gli interessi di chi deve difendere i beni comuni. Da qui nasce una domanda: fino a che punto si può ridurre l’utilizzo di una risorsa comune senza andare ad intaccare gli interessi individuali di chi la utilizza?

 

Blockchain e IoT per un’agricoltura sostenibile

Ed è qui che entra in gioco la digitalizzazione, nello specifico la componente dell’IoT: un sistema di monitoraggio per raccogliere dati sull’utilizzo effettivo di una risorsa in relazione alle condizioni meteo e del suolo. Questo tipo di supporto tecnologico permette di osservare in remoto una serie di aspetti che garantiscono un controllo molto preciso dell’erogazione della risorsa in questione. Un vantaggio non indifferente.

La seconda soluzione al problema della tragedia dei beni comuni consiste nel dare un valore al risparmio della risorsa. Dato un sistema di monitoraggio IoT di cui sopra, si allega un sistema di blockchain in grado di acquisire i dati raccolti. Ma non solo.

Il sistema blockchain può mettere in relazione gli interessi degli stakeholder e degli agricoltori attraverso un metodo di premiazioni di questi ultimi basato sulla percentuale di risorse risparmiate.

In altre parole si fa una valutazione dell’utilizzo delle risorse di partenza. E mano a mano che l’asticella scende, il comportamento virtuoso dell’agricoltore sale, così come gli interessi dello stakeholder.

In tali contesti stakeholder e agricoltore sono legati da cosiddetti “smart contracts” che prendono come input i dati del sistema IoT (opportunamente processati per derivarne un comportamento giudicato più o meno virtuoso a seconda dei risparmi cumulativi raggiunti) e producono come output il rilascio progressivo di cripto-valuta in maniera proporzionale ai risparmi accumulati. Il modello prevede anche l’aggregazione di stakeholder diversi accomunati però dall’interesse comune nel voler promuovere il risparmio dell’utilizzo della risorsa in questione.

 

Un caso concreto

Ecco come questo si declina in un caso concreto in cui la risorsa considerata sia l’acqua di irrigazione in un contesto applicativo legato all’uso dell’agricoltura di precisione.

In questi casi il numero e il settore degli stakeholders variano in base al contesto geografico in cui si sviluppa la soluzione.

  • Ad esempio ci sono i consorzi irrigui, che dal risparmio idrico delle aziende agricole maturano a loro volta un risparmio sulla bolletta elettrica se devono pompare l’acqua di irrigazione per distribuirla.
  • Un secondo tipo di stakeholder è rappresentato dagli amministratori di risorse a livello regionale a cui si chiede di allinearsi nel seguire ad esempio regole imposte a livello comunitario EU sul deflusso minimo vitale di corsi d’acqua e bacini.
  • E poi c’è il settore turistico dove l’interesse paesaggistico spinge a voler evitare che i livelli di laghi e bacini scendano sotto una certa soglia, soprattutto nelle stagioni di siccità. In alcune regioni il risparmio di risorse irrigue (ad esempio in bacini naturali o artificiali) si tramuta in capacità di produrre energia idroelettrica, che riduce la necessità di fare affidamento a risorse fossili contribuendo ad una maggiore sostenibilità del settore energetico. In altri contesti si può intervenire nell’incentivare la purificazione e il riutilizzo di risorse irrigue derivate dagli scarichi urbani etc.

In questo modo, il valore che deriva dalla risorsa risparmiata, contribuirà ad alimentare una micro-economia costituita dal rapporto fra stakeholder e agricoltori, poiché si tratta di un modello che salvaguarda il bene comune dando la possibilità all’agricoltore di monetizzare il risparmio. Allo stesso tempo permette alle aziende un utilizzo più efficiente e sostenibile di risorse naturali e, come conseguenza indiretta, la possibilità di attrezzarsi per mitigare i rischi associati ai cambiamenti climatici.

Il progetto SAPIENCE è ancora in fase di sperimentazione, ma ci sono tutte le premesse affinché la sua validità possa essere presto applicata con successo e diffusa in maniera capillare ovunque ce ne sia bisogno.

 


Per approfondire l’argomento ti consigliamo le seguenti letture:

Ecomondo 2021: il futuro dell’economia circolare

L’edge computing e la ripresa economica

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