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giovedì 7 Novembre 2024

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Data Act: ecco le nuove regole

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Dati più sicuri, accessibili e interoperabili: ecco gli obiettivi del Data Act, già approvato dalla Commissione Europea.

I dati sono una componente fondamentale dell’economia digitale e una risorsa essenziale per garantire la twin transition verde e digitale. Il volume di dati generati da esseri umani e macchine sta infatti aumentando esponenzialmente, dai 33 zettabytes del 2018 ai 175 previsti per il 2025. E altrettanto è aumentata la capacità di raccoglierli e analizzarli. Tuttavia, la maggior parte dei dati non è ancora utilizzata oppure il suo valore è concentrato nelle mani di poche grandi aziende. La scarsa fiducia e gli ostacoli tecnologici impediscono la piena realizzazione del potenziale dell’innovazione basata sui dati. Il Data Act, approvato dalla Commissione Europea a fine febbraio, ha l’obiettivo di sbloccare tale potenziale. Segna perciò un importante passo nella strategia di protezione dei dati che si concluderà nel 2030, insieme al decennio digitale.

Cos’è il Data Act

La “Proposal for a regulation of the european parliament and of the council on harmonised rules on fair access to and use of data”, più brevemente “Data Act”, ha l’obiettivo di affrontare i problemi legali e tecnici che oggi impediscono di utilizzare a pieno i dati.

Farlo porterebbe a un aumento del reddito lordo europeo di 270 miliardi di euro, entro il 2028, ma anche alla costituzione di un’economia più sostenibile. Basti pensare all’importanza della produzione, raccolta e analisi dei dati industriali non personali o di quelli conseguenti la proliferazione di prodotti connessi all’Internet delle cose. L’importante, naturalmente, è che la normativa agisca nel pieno rispetto dei valori europei. E soprattutto in linea con la missione di ridurre il digital divide, perché tutti beneficino di queste opportunità e non soltanto pochi colossi.

Il Data Act è l’atto più recente di una strategia europea per i dati adottata nel febbraio del 2020, che mira a costruire un mercato unico per i dati e a fare dell’Europa un leader mondiale nell’economia dei dati. Il Data Act ne è un pilastro fondamentale, costituendo la sua seconda grande iniziativa. In particolare, contribuisce alla creazione di un quadro di governance intersettoriale per l’accesso e l’utilizzo dei dati. Legifera perciò su questioni che incidono sulle relazioni tra gli attori dell’economia dei dati, al fine di fornire incentivi per la loro condivisione tra i settori.

A beneficiare di una normativa così articolata saranno perciò sia i titolari che i destinatari dei dati. La prima categoria, in particolare, potrà avere una maggiore contezza rispetto alla gestione e all’utilizzo dei propri dati, impedendo una loro comunicazione non autorizzata. Non resta che attendere l’adozione del Data Act anche da parte del Parlamento e del Consiglio europei.

I contenuti della proposta

Ecco gli obiettivi specifici del Data Act:

  • Facilitare l’accesso ai dati e l’utilizzo da parte dei consumatori e delle imprese. Ciò include una maggiore certezza del diritto in merito alla condivisione dei dati ottenuti o generati dall’uso di prodotti o servizi correlati. Nonché regole operative per garantire l’equità nei contratti di condivisione dei dati.
  • Prevedere l’utilizzo dei dati detenuti dalle imprese da parte di enti e istituzioni, agenzie o organismi dell’UE in determinate situazioni di necessità. Per esempio, durante emergenze pubbliche, ma anche in altre situazioni eccezionali in cui è giustificata la condivisione obbligatoria dei dati tra le imprese e le amministrazioni pubbliche.
  • Facilitare il passaggio tra servizi cloud ed edge computing. L’accesso a servizi di elaborazione dati competitivi e interoperabili è un prerequisito per una fiorente economia dei dati, in cui questi possono essere condivisi facilmente tra settori diversi. Il livello di fiducia nei servizi di elaborazione dati determina l’adozione di tali servizi da parte degli utenti in tutti i settori dell’economia.
  • Mettere in atto misure di salvaguardia contro il trasferimento illegale di dati senza notifica da parte dei fornitori di servizi cloud. Ciò è dovuto in particolare alle preoccupazioni sollevate rispetto all’accesso illegale ai dati da parte di governi non appartenenti all’UE. Tale salvaguardia dovrebbe rafforzare ulteriormente la fiducia nei servizi di elaborazione dati, che sono sempre più alla base dell’economia dei dati europea.
  • Prevedere lo sviluppo di standard di interoperabilità per i dati da riutilizzare tra settori. La proposta sostiene anche la definizione di standard per i “contratti intelligenti”, programmi per computer che eseguono e regolano transazioni in base a condizioni predeterminate. Hanno il potenziale di fornire ai titolari e ai destinatari dei dati garanzie che le condizioni per la condivisione dei dati siano rispettate.
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