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giovedì 7 Novembre 2024

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La crisi climatica minaccia la salute dei bambini

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Durante i periodi di crisi – economica, sanitaria o ambientale che sia – a rimetterci sono soprattutto i più deboli e indifesi. La crisi climatica non è da meno e costituisce una minaccia particolare per alcune categorie di persone, tra le quali i bambini. L’aumento della concentrazione dei gas serra nell’atmosfera e le sue conseguenze, tra temperature elevate, eventi climatici estremi e siccità prolungate, può infatti influenzare profondamente la salute e la crescita dei più piccoli. Soprattutto se vivono in contesti svantaggiati dal punto di vista socio-economico, nei quali si amplierà oltretutto la forbice delle disuguaglianze. Ecco i rischi che corrono.

La crisi climatica per i bambini

Una ricerca recentemente pubblicata su Science dimostra che la crisi climatica impatta in modo diverso sulle diverse generazioni. I bambini nati nel 2020, per esempio, durante la loro vita affronteranno un aumento da due a sette volte degli eventi climatici estremi rispetto ai loro genitori e nonni. Le conseguenze dell’innalzamento delle temperature sono infatti destinate ad aggravarsi nei prossimi anni, anche se dovessimo di punto in bianco interrompere le emissioni. Ciò si verificherà perché il cambiamento climatico non è semplice da capovolgere. Saranno necessari anni di carbon neutrality per riuscire a invertire stabilmente la rotta, così come sono stati necessari anni di emissioni incontrollate per scatenarlo.

Questo quadro solleva perciò l’importante tema della solidarietà e dell’equità tra le generazioni. Chi oggi ha il potere concreto di invertire la rotta – le generazioni più anziane, a capo di governi e aziende – probabilmente non sperimenterà le conseguenze più dure del cambiamento climatico, nonostante abbia contribuito a scatenarlo. Una condizione che per molti è sufficiente a non giustificare uno sforzo immediato per ridurre le emissioni, nonostante le conseguenze già visibili. Le generazioni più giovani, invece, sono generalmente più informate e sensibili, oltre che coinvolte direttamente dal decorso del clima. Hanno perciò dato il via a proteste e chiedono misure lungimiranti, per evitare che i danni fatti nei decenni passati precludano il loro il futuro.

Ma non è soltanto questione di prospettive future. L’innalzamento delle temperature, gli incendi, le tempeste, le inondazioni e la siccità, la cattiva qualità dell’aria, dell’acqua e del cibo dovuti all’inquinamento atmosferico e terrestre stanno già impattando in modo molto maggiore sui più piccoli, più sguarniti di difese fisiche e psicologiche di fronte allo stato delle cose.

Perché i più piccoli rischiano di più?

Oggi nel mondo 330 milioni di bambini sono esposti a inondazioni, 400 milioni a cicloni, 820 milioni a ondate di calore e 2 miliardi a inquinamento atmosferico. Perché?

I più piccoli mangiano e bevono più degli adulti in rapporto alle loro dimensioni e respirano a un ritmo più veloce. Aumentano così la loro esposizione a pericolosi inquinanti atmosferici che possono danneggiare i loro polmoni, presentando oltretutto un sistema immunitario e degli organi ancora in via di sviluppo. Inoltre giocano o praticano sport più spesso all’aperto, esponendosi maggiormente alle ondate di calore e siccità, alle punture di insetti portatori di malattie e di nuovo all’inquinamento dell’aria. Come se non bastasse, sono oggi interessati da una delle sfide sanitarie più grandi in assoluto: l’obesità infantile, impossibile da combattere senza cibi sani e nutrienti.

L’aumento delle temperature e la diminuzione della qualità dell’aria, dell’acqua e del suolo conseguenti la crisi climatica colpiscono perciò in particolare i bambini, aumentando gli attacchi di asma e le allergie, peggiorando il decorso delle gravidanze, creando insicurezza alimentare, aggravando i problemi di salute fisica e mentale, aumentando l’incidenza dei ritardi nello sviluppo e i cambiamenti nella loro composizione genetica.

Cosa rischiano?

Tra le malattie a cui i bambini potrebbero trovarsi più esposti ci sono perciò quelle trasmesse dalle punture degli insetti portatori. Questi oggi, a causa dell’innalzamento delle temperature, possono infatti proliferare anche in luoghi dove in passato non avrebbero potuto vivere. Zecche (malattia di Lyme) e zanzare (dengue, malaria e zika), per esempio, stanno ampliando il raggio della loro presenza, soprattutto durante la stagione calda.

Ci sono poi le malattie provenienti dall’acqua e dal cibo contaminati: quelle diarroiche mietono già ogni anno centinaia di migliaia di vittime. Questa tipologia di patologie, oltretutto, tende ad aumentare all’aumentare delle precipitazioni abbondanti e delle inondazioni. Senza contare che negli ambienti allagati proliferano muffe che possono scatenare allergie e malattie respiratorie.

Le malattie respiratorie, a proposito, sono destinate ad aumentare anche a causa del peggioramento della qualità dell’aria. L’inquinamento atmosferico, infatti, rappresenta già la causa del 20% dei decessi neonatali nel mondo. Migliaia di bambini di età inferiore ai 5 anni, infatti, muoiono prematuramente a causa di infezioni delle basse vie respiratorie causate dall’inquinamento correlato alla combustione di combustibili fossili. L’anidride carbonica che alimenta il cambiamento climatico, inoltre, provoca una maggiore produzione di polline nelle piante che scatenano allergie stagionali. E l’aumento delle temperature ha anche portato a primavere anticipate e a stagioni di crescita più lunghe per molte piante allergeniche.

Le temperature calde poi sono legate a una maggiore quantità di ozono a livello del suolo, un inquinante che viene prodotto quando le sostanze chimiche rilasciate dalla combustione di combustibili fossili vengono esposte alla luce e al calore e che causa attacchi di asma nei bambini. Il clima caldo e secco, infine, può alimentare gli incendi boschivi, creando ulteriori inquinanti atmosferici nocivi e danneggiando l’agricoltura.

Ma non dobbiamo dimenticare la salute mentale. I bambini possono infatti subire traumi da tempeste, inondazioni e incendi che distruggono le abitazioni, sradicano le famiglie e interrompono la routine quotidiana e l’istruzione. Eventi che possono portare a tassi più elevati di ansia e stress post-traumatico, ai quali sono correlati malattie cardiache, ictus, ipertensione e declino cognitivo. Ma è sufficiente anche la sola consapevolezza delle possibili conseguenze del cambiamento climatico a generare ansia e stress. È la cosiddetta “climate anxiety”, che si sta diffondendo sempre più nelle giovani generazioni.

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