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martedì 5 Novembre 2024

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Plastisfera: l’ecosistema artificiale che galleggia nel mare

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La plastisfera è un nuovo ecosistema artificiale che potrebbe creare problemi alla salute di esseri umani e animali.

Negli oceani e nei mari galleggia talmente tanta plastica da aver dato vita a un vero e proprio nuovo ecosistema popolato di microrganismi: la plastisfera. Si tratta di un ecosistema artificiale e per sua natura malato, che rischia di mettere in pericolo la vita marina e terrestre. Ma come accade che i microbi colonizzano le superfici plastiche e come potrebbero influenzare gli ecosistemi marini e la vita sulla terra?

Cos’è la plastisfera?

Qualsiasi oggetto galleggiante nell’oceano tende ad attrarre la vita, che biodegradabile o no. I rifiuti plastici marini non fano eccezione e, su scala microscopica, batteri, alghe e altri organismi unicellulari si radunano e li colonizzano. In tal modo vengono trasportati per chilometri, grazie alla lentezza nella decomposizione di questo genere di rifiuti. Anche piccoli pezzi di detriti marini di plastica possono agire come dispositivo di aggregazione di microbi, che creano un biofilm, un sottile strato vivente all’esterno dei rifiuti: una plastisfera, esattamente come lo strato di vita all’esterno del pianeta Terra viene chiamato “biosfera”.

Si tratta di una sorta di barriera corallina microbica, un ecosistema completo con produttori primari (come le piante), pascolatori, predatori e decompositori, proprio come la comunità di organismi più grandi che si trovano sulla complessa superficie di una barriera corallina. Sono oltre 1000 i tipi di microbi rilevati dagli studi su un minuscolo piccolo pezzo di plastica. Ciò che è ancora più notevole è che alcuni di questi organismi non si incontrerebbero normalmente nell’oceano aperto, perché non riuscirebbero a sopravvivere. Sono invece in grado di farlo aggrappandosi ai pezzi di plastica.

Perché può essere dannosa?

I rilievi compiuti sulla plastica galleggiante hanno scoperto un numero inaspettatamente elevato di batteri marini comuni del genere vibrio. La maggior parte di questi non è dannosa, ma alcune specie possono essere associate a malattie nell’uomo e negli animali. Poiché la plastica persiste per così tanto tempo, i microbi nella plastisfera possono essere trasportati per lunghe distanze, diventando potenziale veicolo di nuove patologie.

Colera, toxoplasmosi, virus respiratori alcuni tipi di cancro potrebbero essere correlati alla plastisfera. I batteri patogeni si mantengono infatti nella plastisfera a causa dell’assorbimento di inquinanti organici sui biofilm e del loro utilizzo come nutrimento. La ricerca attuale mira anche a capire se la plastisfera influenza la persistenza e la sopravvivenza virale nell’ambiente.

La plastisfera può anche diffondere specie invasive. Se i microbi vengono spostati forzatamente nell’oceano toccando una varietà di ecosistemi diversi, potrebbero avere un impatto sulle popolazioni microbiche native e sugli organismi più grandi che dipendono da quei microbi. La plastisfera potrebbe anche modificare i detriti di plastica per renderla più o meno dannosa per gli ecosistemi marini.

Perché c’è plastica negli oceani?

Ogni giorno la plastica si riversa nell’oceano da migliaia di fonti in tutto il mondo. L’aumento dei consumi combinato con una gestione impropria dei rifiuti in molti paesi ha reso l’inquinamento da plastica un problema mondiale, causando danni non solo all’ambiente ma anche alla salute umana e alle economie.

Gli esseri umani producono oltre 400 milioni di tonnellate di plastica ogni anno, delle quali meno dello 0,5% finisce negli oceani. Solo una piccola parte della plastica viene smaltita in modo non corretto e una parte ancora minore finisce nei corsi d’acqua. Tuttavia quel milione di tonnellate si trasforma in una quantità enorme di inquinamento.

Le persone che vivono nei paesi ad alto reddito consumano più plastica, ma i sistemi di gestione dei rifiuti sono generalmente efficaci, il che significa che, anche se c’è molta plastica in giro, è per lo più tenuta separata dall’ambiente naturale. La maggior parte delle emissioni di plastica provengono da paesi a reddito medio, dove l’utilizzo della plastica è in crescita, ma la mancanza di adeguati sistemi di gestione dei rifiuti presenta sfide nell’affrontare l’aumento dei consumi.

Durante i temporali e altri eventi di forte pioggia, le emissioni di plastica possono aumentare fino a dieci volte. I fiumi sono le arterie che trasportano la plastica dalla terra al mare, ma non tutti i pezzi di plastica in un fiume finiranno nell’oceano. Molti oggetti affondano nel letto del fiume o rimangono bloccati da qualche parte lungo il sistema fluviale. Più la plastica è vicina a un fiume e più il fiume è vicino all’oceano, maggiori sono le possibilità che la plastica raggiunga l’oceano.

Lì la metà della plastica affonda direttamente dell’altra metà che galleggia, la maggior parte si arena sulla costa. Ciò può avere gravi conseguenze per l’ambiente costiero e per l’industria della pesca e del turismo, nonché elevati costi di pulizia per le comunità costiere. Nonostante ciò, oggi negli oceani si trovano almeno 150 milioni di tonnellate di plastica, in parte affondata e in parte galleggiante.

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