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martedì 5 Novembre 2024

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Biocabine per sopravvivere al cambiamento climatico

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Un aspetto delle strategie volte a invertire il cambiamento climatico di cui, forse per scaramanzia, poco si parla è la necessità di definire modalità di sopravvivenza alle calamità a esso connesse, mentre lo si combatte. Siamo ormai certi, infatti, che se anche domattina dovessimo di colpo azzerare tutte le emissioni antropogeniche sulla terra, la media della temperatura mondiale continuerebbe ad alzarsi ancora per qualche decennio. Con essa, aumenteranno anche il numero e la portata degli eventi climatici catastrofici – grandinate, inondazioni, tornado, alluvioni, siccità –, con cui tutti ci troveremo presto ad avere a che fare.

Se gli eventi metereologici eccezionali diventassero la norma, dovremo perciò farci trovare pronti. Dovremo cioè pianificare in anticipo scenari di vita o, piuttosto, di sopravvivenza in condizioni climatiche avverse. È ciò che ha fatto W-lab, uno studio di architetti spagnolo con sede a Londra specializzato in bioarchitettura e, in particolare, in simulazione ambientale e nuove tecnologie.

 

Lo scenario post-cambiamento climatico

Tra le previsioni più concrete degli scienziati c’è il progressivo inaridimento di zone che oggi sono ancora dotate di un clima temperato, che vedranno un aumento della quantità di giorni con temperature di oltre 35°. Dove ora ci sono prati, campi coltivati, boschi e città, un domani potrebbero esserci deserti e con loro siccità, scarsità idrica e caldo.

L’obiettivo di W-lab è perciò di creare architetture inedite, pensate non solo per ridurre l’impronta di carbonio delle nostre case, ma anche per adattarsi a un ambiente inospitale. L’aumento della temperatura sulla terra modificherà, infatti, gli ecosistemi e i paesaggi e con essi il nostro stile di vita. Anche le costruzioni e gli insediamenti urbani dovranno dunque adattarsi alle nuove condizioni climatiche e ambientali. E dovranno, in particolare, fungere da supporto e incubatore della vita sulla terra in contesti in cui è più difficile accedere alle risorse naturali. Come? Ispirandosi alla blockchain e seguendo i principi della bioedilizia.

 

Le biocabine autosufficienti di W-lab

Lo studio ha, infatti, creato un ipotetico habitat low-tech in grado di affrontare il nuovo scenario fornendo soluzioni sostenibili e flessibili che si adattino al clima estremo. Non un singolo edificio, ma un’intera comunità circolare di bio-cabine a basse emissioni di carbonio, in grado di sopravvivere al cambiamento climatico offrendo agli abitanti protezione e comfort. Il nuovo insediamento urbano così creato funziona proprio come una blockchain formata da produttori di risorse decentralizzati e distribuiti sul territorio. È perciò proprio l’approccio collettivo, in cui ogni elemento è funzionale alla sopravvivenza della comunità, che garantirà la tanto agognata autosufficienza a ogni cabina.

Le case saranno disposte in maniera radiale, per creare al centro un ambiente protetto destinato alle attività all’aperto. Muretti, teli ombreggianti e alberi disposti tra le cabine e lungo il perimetro esterno avranno invece il compito di proteggere la comunità da sole, vento e sabbia. Gli interni, infine, saranno confortevoli, multifunzionali – ideali per compiere qualunque tipo di attività, dallo sport allo smart working – e altamente tecnologizzati, improntati al design sostenibile.

 

La bioedilizia alla prova

W-lab ha pensato a ogni aspetto del nuovo scenario urbano-naturale, seguendo in tutto e per tutto i principi della bioedilizia:

  • Energia. Dal punto di vista energetico, le biocabine puntano a essere totalmente autosufficienti, grazie a pannelli solari per l’autoproduzione di elettricità. Un impianto di turbine eoliche le supporterà all’occorrenza.
  • Acqua. Un campo di acchiappa-nebbia, reti metalliche con diametro di 1 millimetro tese tra due pali, consentirà di recuperare le particelle di acqua sospese in aria, per un totale di 10 litri all’ora ogni metro quadro, nelle giuste condizioni climatiche. Un impianto di desalinizzazione alimentato con energia solare garantirà invece acqua fresca costante depurando l’acqua di mare. Ogni casa, infine, sarà dotata di un sistema di recupero e riciclo delle acque, perché nemmeno una goccia vada sprecata.
  • Rifiuti. Tutti i rifiuti organici verranno destinati a sistemi di compostaggio domestici.
  • Cibo. L’idroponica permetterà di coltivare all’interno delle abitazioni frutta e verdura, al riparo dal calore esterno.
  • Materiali. Le biocabine saranno costruite con materiali riciclabili o compostabili e tipici della zona climatica in cui l’insediamento urbano si colloca: legno di agave e di palma per la struttura e i rivestimenti, isolamento con materia organica, argilla e alluminio.
  • Comfort. Una piscina di acqua di mare collocata al centro della comunità permetterà di raffreddare l’aria durante il giorno e riscaldarla durante la notte. A rinfrescare l’aria ci penseranno anche dei refrigeratori evaporativi, mentre un sistema di controllo dei pannelli solari eviterà che scaldino troppo gli interni delle case.
  • Montaggio. Le biocabine saranno modulari e prefabbricate, montate su supporti di legno a partire da kit di assemblaggio. Per evitare fondamenta di cemento, è previsto, per l’ancoraggio, un sistema di pali avvitati al suolo. Tutta la struttura può così essere montata facilmente e altrettanto smontata, per essere trasportata altrove.
  • Comunicazioni. Si comunicherà tramite internet veloce via satellite.
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